Aggiornamento del 30 Marzo 2021

Già un anno.
Già un anno dal primo lockdown e dalla diffusione della pandemia da Coronavirus.

La scienza ha fatto un passo avanti: abbiamo il vaccino.
Ma l’economia? Stendiamoci un velo.

Dall’inizio della pandemia i media hanno completamente offuscato il problema dell’impatto della plastica sull’ambiente e sui conseguenti danni all’ecosistema; un problema estremamente enfatizzato solo poco tempo prima con le battaglie di Greta.

Che non se ne parli non significa che il problema non sussiste, anzi, il nostro impegno ad utilizzare materiali ecosostenibili dovrebbe essere ancora maggiore in un momento in cui mascherine e guanti di plastica stanno inquinando i nostri oceani.

Ma andiamo per categorie: caro ristoratore, questo articolo è per te.

Cos'è il food delivery?


Il termine inglese food delivery sta ad indicare quello che in italiano definiamo servizio d’asporto o a domicilio, ed è una moda molto diffusa all’estero e nelle grandi città, molto meno invece nei piccoli comuni.

Per chi lavora, infatti, poter ordinare il pranzo o la cena con un semplice click rappresenta sicuramente la scelta più comoda, ma anche più sicura, dato che dietro la gestione di questi servizi ci sono delle vere e proprie aziende che fanno da intermediario tra il cliente ed il ristoratore.

Tra le più famose ricordiamo JustEat e Deliveroo, alle quali negli ultimi tempi se ne sono aggiunte molte altre, come la napoletana Topport.

L’aumento sostanziale di queste app anche dalle nostre parti è stato sicuramente dovuto alle restrizioni governative dettate dall’emergenza Covid-19, che al momento, purtroppo, permettono ai ristoratori italiani di lavorare solo in questo modo, ovvero attraverso il food delivery.

UE e la direttiva antiplastica

Lo scorso anno l’UE ha approvato una nuova legge anti-plastica, che vieta l’uso di articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e bastoncini cotonati entro il 2021 (il nome Greta vi ricorda qualcosa?).

Questa pandemia e queste restrizioni, però, pare abbiano messo questa direttiva nel dimenticatoio e con l’esplodere del food delivery, la plastica è tornata padrona delle nostre pattumiere. 

Se è pur vero che per contenere i contagi da Covid-19 il servizio a domicilio è al momento l’unica soluzione, quali sono però i danni ambientali che stiamo pagando?

Le conseguenze ambientali del food delivery


La plastica è un materiale estremamente resistente e con una vita media stimata intorno ai 1.000 anni: smaltirla è quasi impossibile!

Lo spreco e i rifiuti in plastica hanno causato nei nostri mari la formazione di vere e proprie isole di plastica, che ogni anno tendono a crescere sempre più. Tra queste, in particolare, ne sono state evidenziate 6, le cui dimensioni minacciano sensibilmente l’ambiente terrestre. Un esempio? La Pacific Trash Vortexl’isola di plastica più grande del mondo al centro dell’oceano Pacifico, è grande 3 volte la Francia con circa 3 milioni di rifiuti galleggianti. 

Un problema che non dovrebbe lasciarci indifferenti, perché come dice un saggio detto indiano: “Non ereditiamo la terra dai nostri padri, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli”.

3 valide alternative plastic-free


Grazie alla ricerca, oggi le alternative alla plastica sono tante, e tra queste io ve ne voglio suggerire 3:

  1. La carta, ma che domande!
    Essa, infatti, è biodegradabile al 100% e può essere facilmente riciclata. Infatti, non ha senso usare un packaging di carta se poi lo gettiamo insieme a tutti gli altri rifiuti, ma dobbiamo stare attenti a fare la differenziata nel modo corretto.
  2. La bioplastica
    Realizzata con materiale rinnovabile di origine vegetale come mais, frumento, barbabietola o altri cereali, è un prodotto simile alla plastica, ma completamente biodegradabile che si smaltisce in un paio di mesi
  3. Il bambù
    Di natura antibatterico, antimicrobico e ultraleggero, il bambù è sicuramente tra le soluzioni più naturali ed ottimali, oltre ad essere riutilizzabile.

“STAICOMPOST”

Le alternative alla plastica esistono e sta alla nostra responsabilità civica e civile cominciare a mettere in atto un cambiamento che può solo giovare alla terra e al futuro dei nostri figli.

A tal proposito vi segnalo l’iniziativa di una mia amica, Irene, che l’anno scorso ha dato vita a “STAICOMPOST”, un gruppo di acquisto di stoviglie biodegradabili per dare la possibilità anche alle piccole attività di “liberarsi” dalla plastica e adeguarsi alla normativa anti-plastica dell’UE.

Per maggiori informazioni su eco-sostenibilità e consumo consapevole, potete seguire Irene direttamente sul suo sito.

Ti sei deciso per la carta?

Ti sei finalmente convinto ad eliminare definitivamente la plastica dal tuo ristorante e hai pensato che la carta possa essere una valida alternativa? Chiamaci e troveremo la soluzione migliore per le tue esigenze!

Intanto, ti consiglio di approfondire qui la differenza tra scatola e packaging, nel caso in cui ancora non ti fosse chiara 🙂

Articolo di Lia

Ricordo quando mi sporcavo le mani con gli inchiostri di papà! Oggi so quanto sono stata fortunata. amalia@litocinquegrana.it

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