Alzi la mano chi non ha mai anelato di poter stampare banconote nel garage o in mansarda!

Del resto, la ricca filmografia italiana ed internazionale sul tema (La Banda degli Onesti e Prova a Prendermi, tra i tanti) ben testimoniano l’inconfessabile ma accattivante fantasia di molti, solo da alcuni trasformata in realtà e con alterne fortune.

Dare concretezza al sogno, in questo caso, oltre che essere un reato punito dall’art. 453 del codice penale, non sarebbe impresa da poco.

Ma andiamo con ordine. 

Breve excursus sulla stampa della cartamoneta


Dalla Cina…

Fonti storiche affermano che si passò dal fabbro alla cartiera e quindi al tipografo, dunque dal battere moneta all’emettere banconota o cartamoneta (ad eccezion fatta del conio) già nell’806 d.c. in Cina, sotto l’imperatore Hien Tsung.

L’esigenza del mutamento è nota: disancorare il valore del titolo di pagamento (o di credito) dalla reale quantità di materiale prezioso depositato presso l’insieme degli Istituti di Credito o delle Banche Centrali, note allora con il nome riserve auree.

Del ruolo della Cina nell’evoluzione della stampa te ne ho parlato anche qui.

…All’Europa

La diffusione delle banconote in Europa iniziò invece non prima del ‘700 per mano della Banca di Inghilterra.

Pensate che le primissime banconote erano vergate a mano, poi furono introdotte delle lastre di rame secondo la tecnica della stampa ad intaglio. Essendo non particolarmente complesso riprodurre le linee di incisione, che poi venivano ricoperte di inchiostro, fin dagli albori la migliore difesa dai falsari fu individuata nella qualità della carta: venne infatti imposto il divieto di commercializzare la qualità di quella utilizzata per la produzione.

Tuttavia anche questa precauzione si rivelò insufficiente e, a partire dagli inizi dell’ 800, venne utilizzata su media e successivamente su larga scala la filigrana ondulata.

Realizzata durante la fabbricazione della carta, la filigrana consiste in un’immagine visibile in trasparenzain chiaro, a una tonalità, o in chiaroscuro, a più tonalità – incorporata nella fibra della carta. Facile da controllare e difficile da riprodurre, la filigrana risultò pertanto un efficace strumento antifrode.

Nasce la moneta unica


Fino all’introduzione dell’Euro, l’intera filiera produttiva era sotto l’egida dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, attivo già dal 1894.

Attualmente il processo è controllato dalla Banca Centrale Europea che, però, non ha propri stabilimenti: la BCE decide solo la quantità delle banconote da stampare nella zona di circolazione dell’Euro, mentre la maggior parte delle banconote in circolazione viene stampata dalle banche nazionali degli Stati membri, o da stampatori privati autorizzati (attualmente 14).

Come stabilire la veridicità di una banconota?

Ognuno dei produttori ha una lettera di riferimento che è quella iniziale del codice alfanumerico di identificazione della banconota, stampato in piccolo sul fronte (nella parte centrale, in basso a sinistra).

Questo codice è formato da 6 caratteri (2 lettere e 4 numeri) e non è da confondere con il numero di serie, che è quello con una scritta più grande sul retro e che è composto da 1 lettera e 11 cifre.

La prima lettera del codice indica lo stabilimento di produzione della banconota, mentre i successivi numeri e l’altra lettera indicano la posizione che la banconota aveva sul foglio originale, da cui poi è stata tagliata.

Come dicevamo prima, oltre alle banche centrali di alcuni de paesi membri dell’Unione Europea (Francia, Italia, Germania, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Belgio), le banconote dell’Euro vengono stampate anche da aziende private, come la francese F. C. Oberthur.

Lo stato che fa stampare la banconota è indicato dalla prima lettera che compone il numero di serie e la S, ad esempio, indica l’Italia.

Come si stampano le banconote oggi?


Oggi la tecnica di stampa è estremamente lunga e complessa, come confermato dalla certificazione ISO 90001:2000.

Pensate che la stampa di una sola banconota può considerarsi conclusa in non meno di 45 giorni.

Dopo le autorizzazioni e la definizione di tagli, formati e quantitativi, il primo passo è la realizzazione di una serie di bozzetti; approvato il bozzetto, si procede alla realizzazione digitale di grafismi, fondi e fregi di sicurezza.

Le prove di stampa digitali sono indispensabili per il controllo dei testi, degli effetti grafici e delle tonalità cromatiche; in contemporanea, si realizza il telo filigranatore e si avvia la produzione della carta.

Successivamente si realizzano le matrici da stampa sia calcografiche (matrici incise a differenti profondità e inchiostrate con più colori permettono di ottenere colorazioni diverse e variabilità di spessori rilevabili al tatto) sia offset (questa tecnica viene impiegata per la stampa dei fondi di sicurezza con sfumate variabilità tonali).

Da qui in avanti si passa alla vera e propria realizzazione con le macchine tipografiche, il cui utilizzo è elemento indispensabile per univocità ed identificazione.

Ogni banconota racchiude quindi più tecniche di stampa: calcografia, offset, serigrafia e tipografia, e in funzione della dimensione e del valore di ogni banconota e del formato delle macchine da stampa, i fogli possono contenere da 20 a 60 soggetti.

Se vuoi approfondire la differenza tra la stampa offset e digitale puoi cliccare qui.

Tecniche contro la falsificazione

Le banconote sono tagliate e controllate una ad una con sofisticati strumenti per scartare quelle non idonee; gli elementi anticontraffazione, negli anni, sono stati arricchiti da fibrille di sicurezza, visibili in vari colori mediante raggi ultravioletti (UV) per l’assenza di sbiancanti ottici nell’impasto della carta e dal filo di sicurezza che, inserito durante la formazione del foglio di carta, riporta il valore della banconota microscritto e memorizzato magneticamente.

Anche gli Inchiostri UV e IR sono di uso comune nelle cartevalori: alcuni si illuminano o appaiono soltanto se esposti a raggi ultravioletti, altri esponendo la banconota a una sorgente luminosa a raggi infrarossi permettono di rendere visibili solo alcuni elementi.

Gli ologrammi di sicurezza sono invece film plastici con vari effetti cromatici e visivi. Sono applicati direttamente sulla carta mediante punzoni riscaldati in modo da ottenere una completa adesione.

Rispetto ai secoli scorsi possiamo ritenere di essere più tranquilli, ma attenzione, che i furbi sono sempre in agguato!

Alcune immagini appartengono a Google

Articolo di ANGELA

Traduttrice per passione, dal 2015 madre di Costanza. Una creativa con la valigia in mano. Collezionista compulsiva di libri che non avrò mai il tempo di leggere. esposito_ngl@yahoo.it

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