È una domanda che prima o poi, ogni graficə si pone – fosse pure in modo aleatorio, perché, si sa!, le idee chiare molte volte bisogna aiutarle a venir fuori. A volte non si raggiungono mai (heheheh – sigh!)

Freelance o dipendente? Un vero grattacapo!

Questo mese vi presento una designer lucana (di Palazzo San Gervasio, PZ), a cui ho posto qualche domanda in merito, e spero che la nostra chiacchierata possa esservi “utile” tanto quanto per me è stato piacevole farla.

Intervista con Mariangela Savoia


Laureata all’ ISIA di Firenze in design del prodotto, specializzatasi poi in design della comunicazione, oggi coordina i lavori della II Collezione della linea CO.DE per la storica azienda di carte da parati Jannelli&Volpi (dopo aver coperto il ruolo di art director, designer e teacher presso Super + Lapis TV).

<< Il mio percorso è stato un po’ tortuoso, ho sperimentato; ma già durante gli studi mi son resa conto che i miei interessi confluivano verso la comunicazione; mi dicevo:

si può vivere con meno sedie ma non senza comunicare!

Dopo gli studi ho vissuto a Weimar per sei mesi, in Erasmus, durante i quali mi sono dedicata al video presso il Bauhaus.>>

Esperienze itineranti

 

Poi è iniziato il percorso d’inserimento nel lavoro (del percorso professionale che dovrebbe seguire un grafico ne ho già parlato qui).

Come un po’ tutti i/le novizi/ie, ha cominciato con piccoli lavori per amicə (in particolare siti web e grafica per prodotti musicali).

Ha vissuto a Roma, Ferrara, Bologna, Milano e provincia: nella prima: <<mi sono immersa nella scena delle netlabel (dal web si scaricava in formato mp3, gratuitamente, per lo più musica emergente – ndr), occupandomi della grafica musicale. Un movimento che a metà degli anni 2000 era molto florido; è stata un’esperienza divertente.>>

Ma si guardava intorno e voleva altro:

<<il mio percorso da freelance è iniziato con una collaborazione con la casa editrice Libria, specializzata in pubblicazioni di architettura, per la quale curavo l’impaginato; essendo una piccola realtà della Basilicata, mi permetteva di tornare regolarmente nella mia terra; poi, la stessa, ha collaborato alla realizzazione del mio personale progetto editoriale che è Orlo, bookzine di cultura pratica (presentato alla Fruit Exhibition di Bologna, nel Febbraio 2016 – ndr)>>

Nel frattempo Mariangela tiene workshop di fanzine e legatoria, in linea colla sua passione per l’autoproduzione, l’errore e l’imprevisto: è in uno di questi che ci conosciamo e ci rivediamo, durante lo Sputnik Festival (Pisticci, MT).

Le tematiche che la appassionano, come si nota dai social, sono la progettazione dal basso, l’ Africa e la sua cultura, le tematiche di autodeterminazione e lotta femminile.

È una designer che legge, s’informa e  che, soprattutto, sperimenta sul campo: scopre così l’importanza della comunicazione relazionale che le permette di capire meglio le dinamiche di un luogo o di una comunità, nonché di instaurare una forte connessione con le persone e tutto ciò che attiene la cultura attraverso l’empatia.

Relazioni al centro

 

In tutto questo viaggiare, conoscere, lavorare, parlare, ciò che fuoriesce dal parlare con Mariangela è l’importanza delle relazioni umane – non solo i/le clienti! – ché sono vari gli/le attori/trici con cui si viene a contatto, che bisogna saper ascoltare, con cui si deve e si vuole collaborare. Per esperienze che siano a doppio flusso: dare e ricevere. Nel lavoro dipendente <<non bisogna dimenticare che anche noi diamo!>>.

Alla  diretta domanda iniziale risponde: << non è così semplice! Dipende molto da cosa si vuole per sé>>

Con Mariangela non funzionano i discorsi economici: è più sicuro un lavoro dipendente? <<Forse oggi non ha più molto senso preferire un lavoro da dipendente “perché è sicuro economicamente”. Come abbiamo visto durante questa crisi sanitaria, molte aziende, compreso le più solide, hanno subito danni economici non indifferenti. Perciò in molti casi è venuta meno la stabilità offerta dai lavori da dipendente. Tanto vale provare a lavorare seguendo le modalità che sentiamo più adatte a noi, e preferire un lavoro da dipendente se ci piace davvero, se condividiamo la visione di un’ azienda e se quello che ci viene proposto di fare lo troviamo interessante.>>

Ergo, deduco e asserisco io: è sempre il tempo giusto di fare ciò che più appassiona nella vita! 

<<Anche quando il nostro percorso devia per poter far fronte a un’ emergenza, è bene cercare di non dimenticare gli obiettivi che ci siamo posti.>> completa Mariangela.

Affacciarsi al lavoro è destabilizzante a volte e porta a rivedere alcuni punti che si credevano fermi: sperimentate! Mettetevi alla prova, ma <<bisogna non svalutare il proprio lavoro e spiegare il preventivo richiesto, in base al tempo che si è speso, alla complessità del problema che il cliente ha chiesto di risolvere>>

Morale della storia


Vi direte <<in fin dei conti, non ci avete detto molto di più di ciò che già troviamo nel vasto world wide web>>, e invece Mariangela ci ha fornito un’ accezione con la sua storia; ché, una volta acquisite le competenze teoriche e pratiche, ognunə traccia il suo cammino. Indirettamente ci ha detto che non per forza bisogna scegliere: si possono portare avanti entrambe le alternative.

I contatti sono essenziali – non è la comunicazione il centro della grafica?! E la società il suo utente?! A questo proposito voglio indirizzarvi sullo studio del personal branding che riguarda

“ciò che viene detto, sentito e pensato a livello collettivo dalle persone su di voi e sui servizi che offrite, nella vostra vita professionale e non” (da Wikipedia)

Tocca curarlo per mostrare un io in linea con ciò che si è e si offre. Si tratta di sapersi comunicare. E non è utile solo per una vetrina sul web: potrete avere le idee più geniali, essere i/le migliori, ma non riuscire a coinvolgere un cliente nella vostra proposta, a convincerlo di un vostro progetto è demoralizzante. Anche il solo divenire consapevoli delle dinamiche d’ interazione e delle strategie per migliorarle è sicuramente un asso nella manica.

Comunque sia… A ognunə la sua voce tra sapere passato e deviazioni individuali.

Chiusa

Un’ ultima domanda all’ intervistata: Mariangela, da lettrice a lettrici/tori, ci consigli uno o più titoli che si sono rivelati d’ aiuto nel tuo percorso fin qui? Specifici o generici:

<<Sicuramente How to be a graphic designer without losing your soul di Adrian Shaughnessy. Ricordo di averlo letto quando ho iniziato le prime esperienze lavorative. Mi aveva colpito molto, era probabilmente l’unico libro che parlava degli aspetti legati alla professione del grafico, a differenza di molti altri testi che si occupano di cultura del progetto. Attraverso questo libro Shaughnessy dà ai giovani professionisti dei consigli pratici molto utili su come trovare lavoro, proporsi da freelance o aprire uno studio. Probabilmente alcuni di questi suggerimenti sono meno applicabili in Italia, dove il mondo del lavoro è un po’ meno dinamico, ma rimane una testo valido che sicuramente consiglio.>>

10 consigli per i graphic designer di Austin Kleon

Un prezioso consiglio! Grazie Mariangela. E grazie a voi lettori/trici per averci letto.

Al mese prossimo, Mariel

Fonte immagini: Google

PS. Se invece la voce di un grafico la vuoi sentire, allora vai alla nostra sezione radio ed ascolta l’intervista a Gianni e Mariano, che ci spiegano nel dettaglio in cosa consiste il loro lavoro e com’è cambiato con l’avvento del digitale.

Articolo di MARIEL

Un gatto nero e tanta passione per arte e letteratura. Decisamente antirazzista. “La curiosità è insubordinazione nella forma più pura” Leileith@hotmail.it

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