La carta stampata


Chi mi conosce sa che amo la carta stampata sopra ogni cosa ed eccomi che, in un qualsiasi martedì invernale da desperate housewife, decido di riordinare una parte della mia libreria.

Facendo un breve résumé del mio patrimonio libresco, mi lascio andare ad una riflessione: oggi viviamo in un mondo super digitalizzato, bombardati da notizie di ogni genere; è l’era dell’interconnessione e delle tecnologie digitali, dove tutto è a portata di un click per qualsiasi cosa e da qualsiasi parte del mondo.

Ma è sempre stato così? Ovviamente no…

Provo ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se non avessi conosciuto Dostoevskij, se non mi fossi perduta a Macondo o non mi fossi innamorata di Mr. Darcy, se non avessi pianto insieme a Jane Eyre…ve lo dico in una sola parola: MISERA!

Questo regalo lo devo, e lo dobbiamo tutti, all’intuizione e alla caparbietà di un solo uomo, che ha cambiato la storia dell’umanità: Johannes Gensfleisch zur Laden zum Gutenberg.

Johannes Gutenberg

Poco sappiamo della vita di Gutenberg negli anni precedenti la sua grande invenzione: meno di quaranta documenti a lui contemporanei, infatti, portano il suo nome.

Gutenberg nasce, in una data sconosciuta, certamente verso la fine del XV secolo, da una famiglia del patriziato di Magonza, addetta alla lavorazione del metallo e del conio.

Nulla si sa della sua infanzia, della sua giovinezza o della formazione.

La condizione della famiglia sembra agiata, ma, siccome la città di Magonza era spesso in preda a conflitti tra patrizi e mercanti, i parenti di Gutenberg furono costretti all’esilio.

È senza dubbio questa la ragione della presenza di Gutenberg a Strasburgo, dove lo ritroviamo per una decina d’anni tra il 1434 e il 1444.

I caratteri mobili


A Strasburgo Gutenberg lavorò come apprendista orafo, occupandosi in particolar modo del conio delle monete.

Nella capitale dell’Alsazia, Gutenberg si dedicò anche ad un altro progetto, che tenne strettamente segreto: l’uso dei caratteri mobili per semplificare e velocizzare la stampa di libri e fascicoli.

La segretezza dei suoi esperimenti era indispensabile per due ragioni fondamentali:

  • Nel XV secolo non esistevano brevetti o copyright e, dunque, qualsiasi idea poteva essere facilmente rubata. Ciò rendeva inoltre difficile ottenere un ritorno economico dalle proprie invenzioni;
  • il contesto sociale e politico-religioso in cui visse e operò Gutenberg non erano favorevoli alla scienza e alle nuove tecnologie: siamo al tramonto del Medioevo, l’epoca delle superstizioni, dei maghi, della caccia alle streghe, dove bastava un nonnulla per essere messi al rogo dall’Inquisizione. La Chiesa vedeva infatti dietro questi esperimenti la presenza del demonio, nutrendo una forte diffidenza nei confronti degli scienziati, figuriamoci moltiplicare la parola di Dio meccanicamente: una vera e propria eresia!

Torchio del museo di Carmine Cervone

Le persone giuste: Fust e Schöffer

Ad ogni modo, il nostro uomo non si arrese e dedicò molto tempo alla tecnologia che aveva in mente di sviluppare: sperimentò metalli e varie leghe per i caratteri di stampa, progettò una pressa adatta (ispirandosi al funzionamento del torchio da vino dei coltivatori renani), provò tanti tipi di carta e sperimentò gli inchiostri.

Tutto questo andò avanti per anni e iniziò a concretizzarsi solo con il suo ritorno a Magonza, dove, nel 1448, si adoperò nella ricerca di soci e finanziatori per aprire la sua prima officina tipografica.

Nel 1450 trovò finalmente le persone giuste, in grado di appoggiarlo nel suo progetto:

  • il ricco commerciante Johannes Fust, che gli prestò 1600 fiorini (una cifra enorme per l’epoca), i quali gli permisero il perfezionamento dei macchinari
  • l’incisore Peter Schöffer

Dopo la stampa di piccoli testi, insieme al suo più fidato collaboratore, Peter Schöffer, si dedicò al suo più grande progetto: la stampa della Bibbia.

La Bibbia a quarantadue linee

La Bibbia di Gutenberg è da considerarsi il primo libro stampato in Europa e la sua importanza è tale da essere inserita dall’UNESCO nell’elenco della Memoria del mondo, progetto che ha come scopo la salvaguardia del patrimonio documentario dell’umanità.

Per la sua lavorazione servirono più di venti collaboratori, l’operazione di stampa durò circa tre anni e si concluse il 24 agosto del 1456.

Durante questi anni furono realizzate 180 stampe della Bibbia: 40 copie su pergamena e 140 su carta di canapa. Se pensiamo che prima con gli amanuensi occorrevano tre anni per realizzare una singola copia, il lavoro di Gutenberg suscitò l’entusiasmo del pubblico, soprattutto per la qualità tipografica.

Per la prima edizione della stampa della Bibbia fu scelta la Vulgata di San Girolamo.

Il libro era composto da:

  • due volumi, rispettivamente di 322 e 319 fogli. L’Antico Testamento occupa il primo volume e una parte del secondo, che contiene anche tutto il Nuovo Testamento
  • la dimensione di ogni foglio era di 21,1 cm x 15,1 cm
  • ogni pagina conteneva 42 righe, da questa caratteristica il nome di “Bibbia a quarantadue linee” o B42;
  • ogni copia pesava circa 7,5 kg, non proprio un’edizione tascabile.

Esemplare conservato nel museo di Magonza. Fonte: Google

Il successo e il fallimento

La Bibbia di Gutenberg ebbe molto successo e fu acquistata per 30 fiorini da istituzioni religiose, soprattutto monasteri.

C’è da dire però che, nonostante il successo della “critica”, quello economico tarderà ad arrivare e i rapporti tra i soci diventarono sempre più tesi: non potendo restituire i 1600 fiorini al finanziatore Fust, Gutenberg perderà tutti i macchinari inseriti nella garanzia del prestito e anche l’altro socio, Schöffer, che aveva sposato la figlia di Fust, lo abbandonerà per mettersi in società con il suocero.

La tipografia “Fust und Schöffer” di Magonza fu la prima impresa commerciale nella storia della stampa, quella di Gutenberg, la seconda e più modesta.

Gutenberg morirà il 3 febbraio del 1468 solo, in povertà, defraudato dei propri beni e senza la soddisfazione di vedere riconosciuto l’immenso valore della sua opera.

La verità sui caratteri mobili


La stampa a caratteri mobili consiste nell’allineamento dei singoli caratteri in modo da formare il testo da stampare che viene poi intriso di inchiostro e pressato su un foglio di carta.

Questa tecnica rendeva il processo di duplicazione dei testi molto più veloce, ma è stato davvero Gutenberg il primo ad utilizzarla? Qualcuno resterà sorpreso come me, ma la risposta è NO! La stampa a caratteri mobili, infatti, era stata già inventata dai cinesi centinaia di anni prima.

Secondo alcune fonti, il primo libro stampato conosciuto oggi sarebbe infatti una copia del libro buddista Sutra del Diamante, risalente al 848 d.C. e stampato attraverso delle matrici in legno intagliate, cosparse di inchiostro e impresse su un foglio di carta.

Successivamente, la tecnica di stampa si perfezionerà, sempre in Oriente: fu il cinese Bi Sheng ad introdurre la tecnica tra il 1041 e il 1048, utilizzando dei caratteri mobili di argilla, sostituiti successivamente dal legno, entrambi però materiali poco resistenti.

E come Gutenberg la perfezionò

La tecnologia utilizzata in Asia potrebbe essersi diffusa in Europa attraverso le vie commerciali per l’India, ma non esistono testimonianze certe che Gutenberg possa esserne venuto a conoscenza. Egli riuscì comunque ad introdurre molte innovazioni rispetto ai colleghi cinesi:

  • i caratteri tipografici erano molto più resistenti. La sua esperienza da orafo e la sua profonda conoscenza dei metalli gli permisero di realizzare una lega di piombo, stagno e antimonio, rivelatasi indispensabile per produrre caratteri duraturi e stampe di alta qualità
  • utilizzò per la prima volta degli inchiostri a base oleosa, più duraturi rispetto agli inchiostri ad acqua impiegati in precedenza
  • inventò la prima pressa per la stampa, ispirandosi al funzionamento del torchio per l’uva.

Gutenberg a Napoli

Nell’ultimo lavoro del giornalista Marco Perillo “I luoghi e i racconti più strani di Napoli” viene raccontata una vicenda molto particolare, che riguarda proprio il tipografo tedesco. Marco scrive:

“Nel 1442 Gutenberg venne a Napoli per piantare la prima stilografica cittadina in un locale del convento dell’Annunziata. Era una macchina che consentiva di stampare con una tecnica di incisione e rilievo su legni duri. […] Secondo la storia conosciuta, finita la sua missione, sarebbe tornato nella sua Magonza, per continuare le sue mirabolanti scoperte. Eppure una leggenda suffragata da studi di inizio Novecento da parte di Mariano Fava e Giovanni Bresciano, vorrebbero che il genio tedesco fosse tornato, diversi anni dopo il primo soggiorno, proprio a Napoli, città che gli aveva rapito il cuore. Qui sarebbe morto per essere seppellito in una chiesa nei pressi di Piazza Mercato, forse quella a Santa Maria di Costantinopoli oggi scomparsa.”

Con questo aneddoto, sospeso tra mito e realtà, termino questo brevissimo excursus e vi lascio con una domanda: quali altre leggende e storie conoscete su Gutenberg e sui caratteri mobili?

Attendo con curiosità le vostre risposte nei commenti.

Articolo di ANGELA

Traduttrice per passione, dal 2015 madre di Costanza. Una creativa con la valigia in mano. Collezionista compulsiva di libri che non avrò mai il tempo di leggere. esposito_ngl@yahoo.it

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