Secondo Giulio Xhaet la contaminazione carta-schermo è la tecnologia più efficace dei nostri tempi e la risposta a chi propone una scelta netta tra schermo e carta come principale strumento di lavoro, così come la contrapposizione generazionale tra “nativi digitali” e “immigrati digitali”.

Sta tutto nella giusta misura.

Vediamo perché.

Generazione Z e nativi digitali


I nativi digitali sono le persone nate a cavallo del nuovo millennio, che ancora non sono entrati nel mondo del lavoro, cresciuti praticamente con uno smartphone in mano; sono quindi abituati prima a smanettare e poi ad imparare.

Loro fanno parte di quella generazione che in maniera più diretta ha sentito il cambiamento di prospettiva del rapporto fisico tra lettore e strumento di lettura proprio a causa del digitale.

Per quale motivo?

Perché con il mio device (tablet, smartphone e così via) posso letteralmente decidere con quali caratteri o con quale grandezza leggere il mio romanzo o saggio, ma anche se visualizzarlo una pagina alla volta o con doppia pagina.

Cosa significa questo?

Che un libro può essere prodotto, diffuso e letto a prescindere dalla sua consistenza materiale e che il piacere della lettura dipende più dalle nostre scelte personali che dal tipo di carta, inchiostri e caratteri scelti dall’editore.

Questo è il motivo per cui si teme la scomparsa del libro tradizionale e le esperienze a cui siamo sentimentalmente legati, quali l’odore della stampa e della carta e le annotazioni prese a mano nei margini e nell’interlinea.

"Tecnologia foglio di carta"


Queste innovazioni tecnologiche riguardanti gli strumenti per la lettura hanno di conseguenza cambiato profondamente il lavoro intellettuale, per il quale ci sono tanti dibattiti e confronti a riguardo.

Ogni rivoluzione tecnologica è stata però da sempre accompagnata da preoccupazioni e polemiche.

Una di queste fu proprio la scrittura, ovvero quando cominciò ad essere utilizzata come mezzo principale per la trasmissione del pensiero, di contro all’uso tradizionale della comunicazione orale.

Ma quali sono le preoccupazioni principali che riguardano la lettura digitale?

Lo schermo non è a misura d’uomo, perché non ha inizio e non ha fine. Vi scorre praticamente l’infinito, inducendo ad una navigazione instabile; inoltre Internet non può essere tenuto in mano come un giornale, nemmeno in una sua piccola parte.

Questo ovviamente sta modificando la lettura, che comincia ad instaurare rapporti diversi con l’oggetto tecnologico, spesso innovativi e complementari rispetti a quelli che si hanno con la carta e che soprattutto non la escludono, proprio perché l’essere umano non può fare a meno della tangibilità.

Link tra carta e schermo


Qual è quindi la soluzione?

Ibridare.

Ecco perché la differenziazione sempre più accentuata tra libro di carta e libro elettronico può essere un vantaggio proprio per il primo, in quanto gli garantirà prerogative assolutamente uniche, tali da renderlo depositario di valori culturali importanti ed esclusivi.

E quindi, come afferma Roberto Danese, è sì vero che compreremo meno libri di carta, ma non per questo potremmo farne a meno, come non continuiamo a fare a meno di carta e penna per prendere i nostri appunti o scrivere i nostri diari.

E tu che rapporto hai con la lettura digitale?


Tu sei un nativo o un immigrato digitale?

Che rapporto hai con la carta e la lettura su schermo?

Spero che il mio articolo abbia risolto qualche tuo dubbio a riguardo, ma se ti stai ancora chiedendo se sia “poco ecologico” leggere su carta stampata, ti consiglio allora di leggere questo articolo!

Articolo di Amalia

Ricordo quando mi sporcavo le mani con gli inchiostri di papà! Oggi so quanto sono stata fortunata. amalia@litocinquegrana.it

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