“Se abbiamo stabilito che quella che chiamiamo intelligenza artificiale di fatto non è una forma d’intelligenza, perché di essa le mancano alcune caratteristiche fondamentali, è chiaro che l’artificiosità che ne caratterizza le tecniche non si applica a nulla di intelligente, né potenzia o migliora alcuna prestazione intellettiva. Perché, semplicemente, non sono intelligenza”
Sono state le parole dell’Accademico della Crusca Lorenzo Tommasin, un’affermazione potente ed importante in un periodo storico in cui si fa un uso improprio non solo del linguaggio, ma anche e soprattutto della tecnica, la quale, piuttosto che essere amica ed alleata dell’essere umano, motivo per il quale nasce, sta rischiando come Frankestein di ritorcersi contro il suo stesso creatore.
Cos'è l'intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è, secondo Wikipedia, la capacità o il tentativo di un sistema artificiale (tipicamente un sistema informatico o di un sistema di automazione) di simulare una generica forma di intelligenza naturale, e la sua nascita può essere fatta risalire all’avvento dei primi computer.
Sicuramente qualcosa che può ritornare utile all’essere umano, soprattutto nei processi di automazione, ma allo stesso tempo non è appunto così lecito definirla “intelligenza” perché le mancano caratteristiche proprie dell’intelligenza umana e soprattutto il suo uso improprio può fare molti danni, ben discussi da tempo dalla comunità scientifica.
5 motivi per cui l'IA non può sostituire l'uomo
Vediamo insieme solo alcuni dei motivi per cui questa forma di intelligenza secondo noi, e non solo, non potrà mai sostituire l’essere umano:
1 – Non ha un’anima e quindi non può avvalersi né della capacità di giudizio etica e morale dell’essere umano, né della sua capacità creativa, spesso generata da intemperie emotive che un robot non può di certo provare.
2 – Non ha di conseguenza una intelligenza emotiva, che gli permetterebbe di relazionarsi e di socializzare con altri esseri umani, perché non sarebbe in grado di distinguere emotivamente chi gli si trova di fronte.
3- Manca quindi anche di intuizione e sensazioni viscerali perché non ha un corpo né un vissuto esperienziale e le sue decisioni sfidano solo il ragionamento logico.
4 – Essendo priva di emozioni, l’intelligenza artificiale non ha carisma e non è quindi in grado di guidare ed ispirare efficacemente una squadra.
5 – Infine, non avendo un vissuto, essa manca di una qualità essenziale presente nell’essere umano: la saggezza dettata dall’esperienza. Questa è fondamentale nei processi decisionali e non può essere sostituita da nessuna macchina.
E tu come la pensi?
Molti sono i dibattiti tra scienziati e intellettuali sui rischi di questo tipo di intelligenza, soprattutto su quella che verrà definita “con una coscienza morale”, ma noi a riguardo ci chiediamo: come può un macchinario avere una coscienza se, come abbiamo detto, non ha un’anima? Semplicemente non può.
Ma è giusto che la comunità scientifica affronti tali questioni perché un uso improprio di questo strumento può essere veramente molto pericoloso ed è il momento che un po’ tutti ci svegliamo da “questo sonno”.
Siamo curiosi però di sapere tu come la pensi.
Scrivicelo nei commenti.
Riflessioni sulla lettura nell’era del digitale
22 Aprile 2024
Sì alla carta, ma a quella giusta
29 Novembre 2022
Salva il Tirreno dalla plastica, scegli la carta!
20 Luglio 2022
Inchiostri ecologici: facciamo chiarezza
26 Aprile 2021
La stampa sta alle emozioni come le emozioni stanno alla vendita
23 Febbraio 2021
DISCLAIMER
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Le immagini ed i post di questo blog appartengono a www.litocinquegrana.it










